Armelle la liutaia

Armelle è una giovane liutaia francese innamorata dei violini. Appena entri nel suo piccolo studio milanese, il profumo intenso di legno ti arriva al naso come un pugno e dopo qualche passo ti ritrovi in mezzo a custodie accatastate, attrezzi e trucioli in un atmosfera bellissima e surreale.
Fischia la caffettiera nell’altra stanza ed io ed Armelle ci prendiamo un caffè.
Superata la timidezza iniziale si mette a suo agio ed inizia a raccontarmi delle origini della sua passione, l’arrivo dalla Francia, il periodo del conservatorio prima e dei lunghi anni passati a Cremona al fianco di un grande liutaio poi, di come la musica ed il costruire i violini siano diventati la sua passione più grande, il suo mestiere.
Un racconto molto emozionante, intriso di ricordi ed esperienze molto dure ma positive della sua vita.
Finito il caffè, si sposta sullo sgabello del suo studio nell’altra stanza e con un sorriso un pò accomodante ed imbarazzato mi invita a seguirla, assistendola mentre lei continua la costruzione del suo ultimo violino.
L’atmosfera è molto intima e ci vuole poco a rimanere incantato dalle sue mani mentre scivolano sicure sulle casse dei violini, con maestria intagliano il legno e lo lavorano come fosse burro.
Linee pulite, curve sinuose, tutto calcolato perfettamente senza l'ausilio di nessuno strumento scientifico. Solo occhio, dita, orecchie ed un pizzico di cuore.

Mi racconta Armelle col suo melodico accento francese quanto sia difficile oggigiorno questo mestiere e quanto anch'esso stia soffrendo della concorrenza spietata, sia dei prodotti industriali che quella sleale dei violini asiatici a basso costo e bassa qualità.
Per produrre un semplice manico artigianalmente ed a regola d'arte può volerci fino ad un intero mese di lavoro, mentre un manico industriale richiede solo un oretta o meno.


"Ogni violino è meraviglioso e diverso dall'altro. Ognuno si esprime con il suo carattere, con la sua voce e la sua anima. Un pò come noi esseri umani. Nonostante le difficoltà, mi sento creatrice di qualcosa che può emozionare e rimanere nel tempo. E questo per me è un dono."
Sono parole che mi sono rimaste impresse e mi tornano in mente molto spesso.







Dopo tanta dedizione e fatica, dopo mesi interi di lavoro incessante e dolori ai polsi, finalmente giunge il momento di assemblare tutte le varie parti e mostrare il violino in tutta la sua bellezza e sinuosità.
A breve verrà spedito insieme ad altri dall'altra parte del mondo, ad una grande e famosa orchestra che glielo ha commissionato.
Ed è proprio così, inaspettatamente, che Armelle mi invita a sedere e prende in mano il violino.
Dopo una piccola accordatura fisiologica, una voce irrompe nella stanza: una voce bellissima, soave, melodica. Una sinfonia di Beethoven.
E' stato toccante vedere come accarezzava il violino con gli occhi, come lo brandiva con sicurezza e come stesse ascoltando ogni sua nota per la prima volta, come farebbe una mamma che abbraccia il suo neonato.
E' felice Armelle. A lei queste fotografie serviranno per promuoversi a livello internazionale, a me invece per contribuire a lasciare una testimonianza di ciò che è stato ai giorni nostri.
Dell'ennesimo mestiere in via di estinzione.
